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San felice ha una lunga storia che affonda le radici nell’epoca etrusca, attraversa il Papato, viene contesa dai comuni di Firenze e Siena, e vede alternarsi la gestione di famiglie locali. L’ultima sono i Grisaldi Del Taja, tra i fondatori del Consorzio del Chianti Classico, nella prima metà del Novecento. Il connubio con questa ultima nobile famiglia è durato circa 150 anni durante i quale la viticoltura ha attraversato una vera e propria rivoluzione. Negli anni ’70 un nuovo modello di sviluppo ha inizio con il passaggio delle proprietà al Gruppo Allianz che punta da subito decisamente all’eccellenza enologica e territoriale.
Restauro e ristrutturazione danno nuovo lustro all’architettura del territorio che fa da cornice all’esteso lavoro di reimpianto dei vigneti con l’obiettivo di valorizzare il Sangiovese e il reintegro di vitigni autoctoni.
ll Sangiovese risulta, per quantità di produzione, il primo vitigno in casa San Felice, infatti del territorio destinato ai vigneti (circa 150 ettari) l’82/83% viene dedicato a questa tipologia. Il secondo per numero di viti è il Pugnitello, che è un vecchio vitigno reintrodotto grazie ad una sperimentazione condotta con l’università di Firenze a metà degli anni 80 e riportato a San Felice insieme ad altre varietà (circa 200 per lo più a bacca rossa), all’interno del Vitiarium, il vigneto sperimentale di cui l’Azienda si fregia. San Felice è infatti una delle poche realtà italiane che ha un vigneto di sperimentazione così importante, sia per la conservazione del patrimonio genetico che per la ricerca delle varietà più idonee da reinserire nel territorio. Dopo 20 anni di micro vinificazione e studi il Pugnitello è stato quindi reimpiantato nei vari filari di san Felice per diventare oggi il secondo uvaggio per produzione della casa vinicola toscana.
La totalità dei vigneti di San Felice sono coltivati a cordone speronato, l’unica eccezione è il Pugnitello che viene sviluppato a guyot.
Agricola San Felice pur non essendo un’Azienda definibile a conduzione biologica o biodinamica, lavora con l’intento di rendere la viticoltura il più sostenibile possibile, non eliminando i trattamenti, ma intervenendo in tal senso solo ed esclusivamente quando strettamente necessario, a tal proposito viene utilizzata da circa una decina d’anni la tecnica denominata “viticoltura di precisione”, la quale permette di individuare le necessità fisiologiche delle viti appartenenti a differenti zone di un vigneto, georeferenziandole e per le quali possono essere quindi improntate puntualmente tecniche colturali adeguate alle specifiche esigenze.
San Felice è una realtà che ha fatto della qualità e della ricerca il proprio credo. La sperimentazione ha portato all’utilizzo di metodi come l’alta densità d’impianto, dove contrariamente a quanto si potrebbe presumere, il gran numero di piante (circa 8500 per ettaro) non hanno principalmente lo scopo di aumentare la produzione, ma bensì di regolarizzala. Il tutto avviene grazie alla competizione che si instaura tra le viti piantate così vicine tra loro, le quali si autoregolano a livello produttivo. L’alta densità diventa quindi una tecnica per ridurre l’eccesso produttivo della pianta più forte e ad aumentare contemporaneamente quello del ceppo più debole, raggiungendo così una maturazione più regolare, fattore primario rispetto al quantitativo prodotto che non supera il chilo e mezzo circa a pianta.
Un tipo di impianto come l’alta densità trova nel paesaggio di San Felice la giusta dimora. Pur essendo ad un’altezza media di 350 metri circa sul livello del mare, il paesaggio si snoda come una sorta di altopiano senza pendenze eccessive che non permetterebbero la lavorazione dei circa 8500 ceppi per ettaro con i macchinari necessari (macchine scavallanti).
San Felice gode fortunatamente di una proprietà che ne ha scorto subito il potenziale e tutt’ora investe nel suo sviluppo, sia in ambito vinicolo che architettonico.
Poche Aziende possono servirsi di macchinari come quelli utilizzati da San Felice nella propria produzione. Uno degli acquisti effettuati nel 2015 è la “selezionatrice ottica”. Una macchina che, secondo gli studi effettuati, garantisce una selezione delle uve di gran lunga migliore rispetto ad una cernita effettuata manualmente. Un macchinario capace di andare oltre i limiti dell’occhio umano. Nello specifico le uve vengono convogliate prima in una deraspatrice che pulisce il prodotto proveniente dalla vigna in maniera decisamente precisa, infatti gli acini vengono staccati delicatamente uno ad uno dal grappolo evitando ogni tipo di lacerazione. Il passaggio successivo riguarda la vera e propria selezione che avviene impostando parametri come forma, colore e dimensione. Un nastro porta quindi tutti gli acini ad essere scansionati da una serie di scanner che sono in grado di valutare ogni singolo acino ed eliminare quelli che non corrispondono alle caratteristiche richieste. Questo significa avere una selezione perfetta delle uve in base ai criteri scelti dall’Azienda.
La vinificazione è di tipo tradizionale in acciaio, e sempre nel 2015 l’Azienda investe in altri 6 vinificatori con dimensioni più contenute da dedicare a particelle specifiche di vigne prescelte. Vengono poi aggiunti, sempre nello stesso anno, anche 4 tini troncoconici dove l’Agricola fa fermentare i vini più importanti come il Sangiovese del Poggio Rosso, il Merlot-Cabernet del Vigorello e parte del Pugnitello. Con questa aggiunta l’Azienda dedica alle sue uve più importanti un affinamento in condizioni ottimali dai risultati conclamati e garantiti nella stabilità del colore, nell’estrazione dei polifenoli nell’intensità aromatica.
La realtà di San Felice, come si diceva, non è solo vino, o meglio i primati in ambito nazionale ed internazionale non sono esclusiva enologica. Il Borgo di San Felice durante gli anni ottanta inizia la trasformazione che lo porterà da storico borgo antico vissuto (via via sempre più spopolato) ad essere una dei resort di lusso più ambiti a livello mondiale. Nel 1992 diventa il primo Relais & Chateaux italiano e ad oggi, dopo anni di migliorie, è considerato dalle più grandi riviste del settore tra i primi 10 One Resort del mondo (unico italiano).
San Felice ha quindi fatto dell’eccellenza internazionale lo standard che unisce sia la sua parte alberghiera che quella di produttore vinicolo. Situazione pressoché unica in Toscana se si considera il livello altissimo espresso sia per l’ospitalità che per la produzione di vino che per il bagaglio storico.
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